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domenica 6 aprile 2014

Sulle ambiguità della narrazione fossile di Nichi Vendola. La Lista Tsipras le eredita?

Quella che segue è una lettera aperta inviata al comitato promotore della Lista Tsipras

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Recenti prese di posizione di Nichi Vendola e decisioni della Regione Puglia contro l'energia eolica richiedono chiarimenti su quella che è la proposta di politica energetica della Lista Tsipras.
Non bastano gli slogan sul "Green New Deal". Occorre chiarire che c'è una industria fossile da progressivamente smantellare, e che le resistenze, eventualmente anche sindacali, debbano essere superate.
La sinistra del GUE in Europa ha più volte mostrato ambiguità in tal senso perché condizionata dagli interessi del ciclo del carbone. Ambiguità miopi perché c'è più occupazione capace di futuro nella transizione alle rinnovabili. Vendola, purtroppo, e me ne dolgo perché votai SEL, si è inserito in questa narrazione ambigua filo-fossile. 
Nel seguito controargomenterò questa narrazione.


1. FINALITA' IMMAGINARIE, OPPORTUNITA' REALI PERSE

Le finalità dello stop all'eolico in Puglia sono nobili: la tutela del paesaggio, la necessità di una programmazione pubblica. Ma sono  finalità posticcie che non reggono una qualsivoglia analisi tecnica. L'esempio da manuale è stato raggiunto con la bocciatura di un progetto eolico in mare di fronte l'ILVA di Taranto. Preoccuparsi dell'impatto paesaggistico dell'eolico fuori costa di fronte all'ILVA è come dolersi di un'unghia scheggiata dopo esser stati investiti da un tir. Ammesso e non concesso che di impatto paesaggistico negativo si tratti. Ritornerò su questo aspetto nella sezione 8 di questo post perché è necessario prima sgombrare il campo da miti anti-eolici. Lì argomenterò come le torri eoliche siano da considerare un arricchimento paesaggistico, quindi un fattore positivo. 
E comunque, lo stop all'eolico in mare è paradossale per chi dice di preoccuparsi dell'occupazione nel settore dell'industria manifatturiera in una regione con attività portuali, essendo questi due attori decisivi  per lo sviluppo dell'eolico fuori costa. Si vedano al riguardo le azioni di promozione messe in atto dalla Scozia che si pone l'obiettivo del 100% rinnovabili sul consumo elettrico lordo al 2020 (e no, non è un errore di battitura, cento_per_cento al duemila_e_venti). Questi investimenti nelle aree portuali del Mare del Nord ne sono i positivi corollari. Ma, sostiene Vendola  nell'intervista citata  "La Puglia è arrivata al 40% già nel 2012, e lo scorso anno siamo cresciuti ancora. È giunto il momento di mettere un tetto". L'approccio giusto per "buttare a mare" i benefici occupazionali. 


2. GLI IMPATTI DELLE CENTRALI EOLICHE E SOLARI  

Facciamo allora chiarezza su quelli che sono gli impatti delle fonti eolico e solare. Gli impatti esistono, vanno valutati e minimizzati. Ma bisogna aver presente gli ordini di grandezza. Purtroppo, la cultura italiana prevalentemente anti-illuministica non facilita queste comparazioni. Prevale l'affabulazione dove tutto è indistinto, quindi opinabile a piacere. Non è così nelle valutazioni rigorose degli impatti ambientali delle fonti energetiche. Alla luce di innumerevoli studi indipendenti possiamo affermare che gli impatti della fonte solare e di quella  eolica  sono 100 e più volte minori di quelli delle fonti fossili, anche nel caso peggiore. Non si pensi che se ne siano sottovalutati gli impatti perché le rinnovabili godono di un'aurea verde. Ad esempio, per le biomasse, un'altra fonte rinnovabile, un numero consistente di studi indica significative criticità. Per una rassegna divulgativa degli impatti, sostanzialmente nulli, dell'eolico in base alle evidenze scientifiche si veda questo sito. In particolare, l'impatto dell'eolico sull'avifauna, spesso presentato come catastrofico in base a strazianti immagini di singoli volatili uccisi, è, al contrario, largamente positivo. L'energia eolica in quanto sostitutiva di quella fossile permette di diminuire di 10 è più volte la mortalità dell'avifauna dovuta alla generazione elettrica, che comunque è bassa rispetto ad altre cause derivate dalla presenza umana come le finestre degli edifici, i gatti domestici, etc. E anche queste cause di mortalità impallidiscono rispetto ai rischi del cambiamento climatico per la stessa avifauna. Gli uccelli, avessero la possibilità di esprimersi, direbbero "Eolico? Sì, grazie" (dettagli e riferimenti per queste comparazioni sono disponibili a questo link).
Ve lo avevo detto che era molto meglio l'eolico! (Photo by marinephotobankCC license)  
Di fronte a allarmi gonfiati ad arte, è allora pretestuoso chiedere, come ha fatto Vendola, di porre "tetti" alle rinnovabili per fantomatici "impatti cumulativi". Gli "impatti cumulativi" sono rilevanti quando si ha a che fare con fonti inquinanti per acqua, aria e suolo nei siti delle installazioni. E' improprio parlare di "impatti cumulativi" per fonti a emissioni zero  sui luoghi di installazione. Infatti, quando si riconosce che qualche impatto solare e eolico lo presentano ci si riferisce alle attività di produzione dei pannelli e delle turbine, cioè quello che sta a monte dell'attività di generazione. In esercizio, invece, gli impatti di solare-eolico non possono essere neanche lontanamente paragonati a quelli delle fonti fossili perché sono o nulli, o comunque benigni in un bilancio globale e i residui impatti locali (limitatissimi, nonché mitigabili con un po' di pianificazione)  vanno accettati per responsabilità. Come si vedrà, questa positività riguarda anche il paesaggio.



3. L'ARGOMENTO "COSTI ECCESSIVI IN BOLLETTA"

Vendola ha utilizzato un altro argomento contro le rinnovabili: "costano troppo". L'argomento preferito dalla lobby fossile. E' vero, bisogna dirlo, l'incentivazione delle rinnovabili ha anche prodotto abusi in Italia. Ma l'esistenza di abusi giustificava una revisione dei meccanismi incentivanti, non la loro abolizione. Anche perché quegli incentivi hanno raggiunto l'obiettivo: la drastica diminuzione a livello mondiale dei costi delle tecnologie. Perché si possono legittimamente valutare come costose  le rinnovabili installate nell'ultimo decennio. Ma questo riguarda il passato, non l'oggi, e meno che meno il futuro. Nei due grafici seguenti si riportano delle stime dei costi sul ciclo di vita, novembre 2013
Costo di produzione dell'elettricità sul ciclo di vita (Levelized Cost of Electricity, LCOE) in Germania nel 2013 per le seguenti tecnologie (da sinistra a destra): fotovoltaico di piccola scala nei siti tedeschi (cioè con bassa irradiazione solare, GHI 1000-1200 kWh/(mq-a)), fotovoltaico di grande taglia nelle stesse condizioni di cui al caso precedente, eolico a terra nei siti con vento utile nell'intervallo 1300 - 2700 ore per anno, eolico fuori costa nei siti con 2800 - 4000 ore per anno, centrali a biogas operanti per 6000 - 8000 ore per anno,   centrali a lignite operanti 6600 - 7600 ore per anno, centrali a carbone operanti 5500 - 6500 ore per anno, centrali a gas a ciclo combinato operanti 3000 - 4000 ore per anno.
Questo grafico chiaramente mostra la competitività dell'eolico, e persino del fotovoltaico di grande taglia in Germania! Lo stesso rapporto tecnico, figura seguente, offre stime dei costi e previsioni delle tecnologie solari anche per località a maggiore disponibilità solare come nel Sud Europa. 



LCOE di tre tecnologie solari al 2013, e stime fino al 2030 in località ad elevato irraggiamento solare. Le tre tecnologie solari sono il solare termico a concentrazione (CSP), il solare fotovoltaico a concentrazione (CPV), e il fotovoltaico convenzionale (PV).
Si può ben capire quindi il nervosismo dei produttori di elettricità fossile. Anche perché questi grafici raccontano solo in parte il potenziale spiazzante delle rinnovabili. Infatti, aumentando la quota delle rinnovabili nel mix elettrico calano le ore di funzionamento annuo delle centrali fossili, che quindi aumentano i loro costi della produzione unitaria, o distruggono la redditività del capitale investitovi.

Le rinnovabili hanno vinto la sfida industriale della diminuzione dei costi con il progredire dei volumi installati. Le economie di scala, d'apprendimento, etc, si sono realizzate. Non era scontato, ma è andata così, gli scettici hanno avuto torto, si vedano al riguardo i grafici di questo rapporto (del DOE americano, non di una associazione ambientalista) per apprezzare gli effetti degli andamenti esponenziali

Oggi, all'accusa "costano troppo" si può rispondere "costavano tanto, abbiamo investito per far scendere i prezzi, obiettivo raggiunto, raccogliamone i frutti installandone ancora"
E' poi paradossale che l'accusa delle sovra-incentivazioni (che ci sono state) venga dagli operatori delle centrali fossili. Non perché si debba relativizzare l'accusa giustificandosi con un "così fan tutti" (e.g. CIP6, etc). No, al contrario. Delle sovra-incentivazioni delle rinnovabili hanno beneficiato, oltre che i percettori delle sovra-incentivazioni, anche le stesse centrali fossili. Non è una contraddizione! Una gestione attenta e non lassista del budget degli incentivi avrebbe prodotto una maggiore quota di rinnovabili, un andamento non di tipo boom and bust del settore, e quindi maggiori problemi di sovracapacità per le centrali fossili, che per questo devono ringraziare il tanto "solerte" Ministero competente.
Ma nonostante questi errori italici, il mondo è cambiato.  Persino sotto i cieli nordici e plumbei del conservatore ma pragmatico  Regno Unito ci si pongono oggi obiettivi per il fotovoltaico che pochi anni fa sarebbero stati bollati come estremi a quelle latitudini (UK Solar PV Strategy, 4 Aprile 2014).   E' per questo che le lobby fossili hanno oggi paura delle rinnovabili. Perché le rinnovabili sono a un passo dal metterle fuori gioco. Hanno già contribuito a distruggerne la redditività nel settore elettrico. Le aziende elettriche in Europa negli ultimi cinque anni  hanno perso valore per 500 miliardi di euro (non è un errore di battitura!). Questa perdita di valore è stata causata da investimenti fuori tempo su nuove centrali fossili mentre un insieme di eventi cambiava radicalmente il quadro. Queste megacentrali si sono trovate ad affrontare costi crescenti per l'aumento dei prezzi dei combustibili fossili, domanda calante per il combinarsi di crisi economica e nuove tecnologie dell'efficienza, e competizione delle nuove rinnovabili. Persino The Economist ha dovuto registrare questi cambiamenti epocali con un articolo quasi bilanciato (incorre comunque nella fallacia degli alti sussidi, che però, come spiegato sopra, riguardano il passato e sono stati giustificati dal successo del calo dei costi delle tecnologie). 
In sintesi, solare e eolico sono vicini alla piena competitività dei costi industriali con le fonti fossili. Quando si integrano i costi socio-ambientali (le cosiddette esternalità negative) delle fonti fossili, la competitività è già raggiunta oggi. Purtroppo, i mercati non riconoscono automaticamente il valore delle esternalità evitate. E' per questo motivo che è richiesta la massima consapevolezza dei cittadini, e in particolar modo di chi si trova a avere la responsabilità di rappresentarli. Il "qualunquismo energetico" dell'intervista di Vendola rappresenta un serio arretramento culturale. 


4. L'ARGOMENTO "CONSUMO DI SUOLO"

Un altro argomento specioso del Vendola sostiene che dovremmo limitarci al fotovoltaico sui tetti a causa dell'elevato consumo di suolo di eolico e  centrali solari a terra. Sì, queste tecnologie, a causa della loro bassa densità energetica rispetto alle centrali fossili, richiedono ampie estensioni di territorio. Ma quando l'analisi è integrata sull'intero ciclo di vita dei sistemi energetici questo svantaggio si ridimensiona significativamente (per un approfondimento si veda questo studio che mostra come il fotovoltaico richieda superfici comparabili al termoelettrico a carbone quando si integra rispetto alle attività minerarie, di trasporto, etc) (studio sintetizzato in quest'altro post).  
E comunque occorre non solo contare le superfici impegnate (nel gergo tecnico,  i kmq per una data quantità di elettricità prodotta), ma anche pesare queste superfici rispetto al tipo di uso che i diversi sistemi implicano. Esiste una notevole differenza tra le superfici impegnate dalle miniere di carbone e quelle di una centrale eolica, utilizzabili anche per pascolo e agricoltura. Le due foto seguenti parlano da sole. 
C'è consumo di suolo e consumo di suolo. Qualunque sia la vostra opinione estetica su questa antropizzazione del paesaggio.............(Photo by Nigel WilliamsCC license)


.............mi viene difficile credere che riteniate quest'altra preferibile. E sì, l'alternativa è questa in base a tutta la migliore scenaristica energetica contemporanea. Chi dice il contrario mistifica o inconsapevolmente per mancanza di informazioni aggiornate, o consapevolmente per conflitto di interessi.  (Photo by Stephen Codrington, CC license)


5. L'ARGOMENTO "SOLO TETTI FOTOVOLTAICI"

Sì, il solare fotovoltaico distribuito è un tassello importantissimo della transizione energetica, d'accordo. Ma se ci si limita al solare sui tetti si limita fortemente il potenziale delle rinnovabili. Questo per le seguenti ragioni tecnico-economiche: 


  1. Il solare offre potenza variabile (giorno/notte, ciclo stagionale, più d'estate che d'inverno). Questa variabilità della fonte solare è un problema che però viene mitigato quando su larga scala si integra solare e eolico. Perché l'eolico è negativamente correlato al solare (più d'inverno che d'estate, più di notte che di giorno). L'integrazione solare-eolico su scala vasta riduce di molto la problematicità della potenza variabile di queste fonti (Budischak et al. 2013). 
  2. Per motivi di scala il fotovoltaico sui tetti è, ceteris paribus, l'opzione più costosa. Quindi a parità di risorse economiche puntando solo sul piccolo fotovoltaico si ottiene meno energia rinnovabile. 
  3. L'eolico nel mix rinnovabile contribuisce a diminuire il carico aggiuntivo fossile della transizione. Infatti, l'eolico è tra le fonti rinnovabili quella con il minore tempo di ritorno dell'energia investita (energy payback time).
Il mix di rinnovabili ottimo prevede fotovoltaico distribuito, solare da centrali a terra, e eolico a terra e in mare (e geotermico, etc). Puntare soltanto sull'opzione più costosa del mix è un modo "furbo" per boicottare la transizione. 


6. L'ARGOMENTO "UN PANNELLO A TESTA"

Una avvertenza, le semplificazioni di Vendola derivano anche da errori di comunicazione di chi propone la transizione alle rinnovabili come "facile", "non problematica", "basterebbe un pannello a testa". Questa è una vulgata comune che produce due effetti negativi:


  1. Si offre facilmente il destro alla lobby fossile che così può stigmatizzare come irrealistica la transizione.
  2. Si diseducano i cittadini inducendoli a pensare che ciò che va oltre il "pannello a testa" sia un di più non necessario.
Magari la contabilità energetica del "pannello a testa" reggesse la prova! Per quanto possiamo desiderare futuri stili di vita frugali, e miglioramenti nell'efficienza degli usi finali, la realtà della domanda d'energia è tale da richiedere significativi utilizzi del territorio per l'energia rinnovabile. L'opzione nucleare richiederebbe meno territorio, ma anche questa scelta ha le sue criticità, e non mi sembra che chi si dice contrario alle turbine eoliche sia disponibile ad accettare centrali nucleari.  Sebbene abbia delle riserve su alcuni punti, il libro open source "Energy Without the Hot Air" contiene validi e semplici (ma non semplicistici) esercizi di calcolo per imparare le grandezze in gioco su questo tema. Vivamente consigliato a tutti quelli che "un pannello a testa"!. 


7. L'ARGOMENTO "ABBIAMO GIA' TROPPO SOLARE-EOLICO" 

Quando si parla di fonti energetiche elettriche si ritiene erroneamente che queste siano non utilizzabili per gli altri usi che oggi dipendono dalla combustione diretta (combustibili liquidi per i trasporti, combustibili liquidi o gassosi per produzione di calore). Ma sono in corso anche in questi settori cambiamenti significativi.
Innanzitutto, si è registrato un forte aumento dei corsi del petrolio nell'ultima decade (prezzi quintuplicati), con un relativo effetto depressivo sull'economia. Questo balzo dei prezzi del petrolio ha indotto diverse strategie per portare nuova offerta sul mercato. Tutte queste strategie si stanno rivelando a costi industriali alti, e danni socio-ambientali altissimi.  I limiti dell'estrazione petrolifera convenzionale e la sostenuta domanda di combustibili liquidi per i trasporti inducono lo sfruttamento di risorse che erano solo pochi anni fa marginali, come ad esempio:


  1. i biocombustibili da colture dedicate food-related che hanno registrato varie valutazioni critiche (non quelli derivate da residui, che però sono limitati in potenziale (aggiornamento del 22-4-2014, nuovo studio mette in dubbio anche biocarburanti da residui del mais)). Da ultimo è stata provata la criticità del legame tra biocombustibili e alti prezzi del cibo sui mercati, con conseguenze drammatiche per le fasce più povere della popolazione mondiale (si veda questo post). 
  2. Il petrolio da trivellazioni in acque profonde, con i ben noti rischi esemplificati dall'incidente del 2010 nel Golfo del Messico
  3. Le sabbie bituminose che, nelle magnifiche foreste boreali del Canada,  hanno un impatto ambientale che ricalca riprese di Mordor, come si può osservare dal reportage  di fotografie aeree qui presentato (e con un non trascurabile "impatto democratico"). 

Al triste elenco andrebbero aggiunte le tensioni internazionali esemplificate dalla crisi ucraina, la crescente pressione per trivellare il Mediterraneo (mare chiuso con già elevato carico antropico (questi sono i veri impatti cumulativi, Vendola!)), nonché un "piccolo" rischio nel sud Italia sul quale c'è uno strano silenzio. Sì, deve essere un rischio irrilevante se nessuno ne parla! Dobbiamo far finta di niente sulla questione dei petrolchimici siciliani in caso di sisma maggiore (speriamo_bene)?   

  
Queste valutazioni pongono come ancora più importante e necessaria la transizione energetica a fonti rinnovabili elettriche. Infatti, l'elettrificazione dei trasporti urbani (in primis tram/filobus, bici elettriche, ma anche auto elettriche, etc), e quella dei consumi termici negli edifici (heat pump, anche geotermiche) è a oggi l'unica strategia possibile per ambientalizzare questi settori, altrimenti destinati alla dipendenza petrolio-gas. Inoltre, queste nuove elettrificazioni sono: 
  1. sinergiche con il parallelo aumento della quota delle rinnovabili elettriche perché provvedono gli elementi impiantistici flessibili della nuova domanda (le smart grid). 
  2. ad altissimo valore sociale perché eliminano le combustioni nelle aree urbane, lì dove maggiori sono gli impatti sanitari. Se oggi si inizia a avere coscienza dei danni delle alte ciminiere, ancora si sottovalutano quelli della miriade di tubi di scappamento ad altezza bambino.
La buona notizia è data da dinamiche tecnico-economiche che oggi offrono potenzialità prima impensabili. La figura seguente mostra la continua e progressiva caduta dei costi delle batterie per veicoli elettrici all'aumentare della dimensione del mercato.
Andamento dei costi e delle vendite cumulative delle batterie agli ioni di litio per veicoli elettrici negli U.S.A., anni 2008-2012, fonte US DOE

L'aritmetica base dei consumi energetici indica che soltanto un terzo dei consumi totali è rappresentato dagli attuali fabbisogni elettrici. Per aggredire i rimanenti due terzi del bilancio, anche tenendo conto degli aumenti di efficienza che l'elettrificazione consente, occorre prevedere una significativa espansione della domanda elettrica. Ecco perché possiamo dire che il solare-eolico installato in Italia   è ben lontano dal poter essere considerato "troppo".  La narrazione dovrebbe puntare al "Facciamone ancora. Presto".



8. .......MA IL PAESAGGIO?

Nessuno propone l'inserimento di centrali eoliche-solari nelle oasi del paesaggio italiano. Oasi che hanno conservato l'arte dell'antropizzazione pre-industriale, o l'incanto della natura non contaminata da attività umane. Queste oasi vanno protette senza cedimento alcuno. Ma fuori dalle oasi esiste il paesaggio anomico della modernizzazione fossile. Dovunque si manifestano il cemento e l'asfalto la grande bellezza è stata sacrificata. Le tracce di questo sacrificio sono registrate nei livelli di concentrazione in atmosfera dei gas serra prodotti dalle fonti fossili che hanno alimentato la produzione di quel cemento-asfalto. Ed essendo l'Italia tra i primi paesi al mondo ad essersi lanciata in questo progresso che ormai sappiamo insostenibile, abbiamo un obbligo morale rispetto ai paesi che solo ora seguono i passi di questa stessa nostra modernizzazione. I gas serra hanno tempi lunghi di permanenza, il secolo è unità di misura rilevante, e l'accumulo storico conta.
Quindi, non si vogliono difendere le centrali solari-eoliche come impatto minore rispetto a impatti maggiori già esistenti (anche se pure questo argomento ha la sua rilevanza in un'ottica a criteri multipli). Al contrario, si propongono centrali solari-eoliche come compensazione, come espressione visibile di un cambio di direzione rispetto all'antropizzazione fossile. E' questo un cambio di prospettiva, per una estetica in sintonia con l'etica. Le torri eoliche, i campi solari sono belli perché giusti. Non potremmo concentrare il dibattito su come meglio inserire queste centrali nel paesaggio, in modo da avere le centrali più belle del mondo? Sicuramente abbiamo anche giovani paesaggisti di talento per raggiungere questo scopo.



9. L'OBIETTIVO DI QUESTO POST

Valutazioni di giustizia internazionale (le guerre per le risorse scarse), rischi del cambiamento climatico, danni alla salute, politica industriale orientata al futuro, etc, ci indicano come necessaria e desiderabile la completa decarbonizzazione dell'economia, al massimo entro il 2050. Le lobby fossili puntano i piedi. Ma vanno sconfitte, altrimenti non si è né di sinistra, né tantomeno pacifisti.
Quindi, cosa propone la Lista Tsipras?
L'industria fossile deve essere avviata a dismissione, oppure, in nome della difesa dei posti di lavoro esistenti, fermiamo le rinnovabili? 
Se la risposta dovesse essere la prima opzione, pregherei il comitato promotore della Lista Tsipras di smentire pubblicamente l'imbarazzante "narrazione fossile" di Nichi Vendola

Hic Rhodus, hic salta   



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